I TITANI DEL ROCK SONO I VERI SALVATORI DEL GENERE? ANALISI DI UNA CRISI GENERAZIONALE A COLPI DI ASSOLO

E’ ancora necessario farsi delle domande in un mondo in cui i gusti musicali sono dettati dai talent show? Molto probabilmente no. Ma credo che sia lecito nella mente di chi ancora conserva un debole desiderio di costruirsi una cultura musicale, senza ingoiare anonimamente tutto quello che viene proposto dai mass media e da chi decide che questo o quell’altro artista deve necessariamente avere successo. La questione diventa ancora più imbarazzante in un panorama un po’ in crisi come quello della musica rock, dove i grandi dinosauri inossidabili del genere continuano a saltellare sui palchi di mezzo mondo nonostante la loro veneranda età e i segni di una vita di eccessi che, inevitabilmente, iniziano a presentare il conto.

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GEORGE MICHAEL, MORTE DI UN’ICONA INCOMPRESA

Continua la macabra conta di morti illustri che questo funesto 2016 pare incessantemente collezionare. George Michael, al secolo Georgios Kyriacos Panayiotou, è mancato, stroncato da un infarto, la notte di natale di un anno insolitamente inconsistente e crudele. Il destino beffardo ha voluto che la sua vita terrena avesse fine proprio durante il periodo in cui una delle hit natalizie di maggior successo composte con il gruppo pop da lui fondato, gli Wham!, risuonasse come un mantra come da tradizione nei supermercati addobbati a festa tra gruppi di persone impegnate a spendere i soldi ricevuti in regalo dai parenti.

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JOHNNY CASH SECONDO LO SCRITTORE STEVE TURNER

Dopo aver letto l’ultima pagina di questo libro si ha la consapevolezza di essere entrati a contatto con un libro particolare, che fa un ritratto quasi ancora inedito di una delle icone della musica e della cultura rock e country americana, ovvero Johnny Cash. The man in black, come veniva chiamato dai suoi fan per la sua predilezione nell’indossare abiti di colore nero, appare come un essere umano fragile. Ma che diventa una sorta di supereroe una volta calcato il palco, che vive e si nutre dell’energia che il pubblico è in grado di donare.

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FENDER E GIBSON: QUANDO IL ROCK E’ AL CAPEZZALE DEL SUO STESSO DESTINO

Cronaca di una morte annunciata. Si potrebbe riassumere così il destino di un genere musicale che ormai da tanto, troppo tempo ha smesso di essere la cassa di risonanza delle rivoluzioni giovanili di intere generazioni. Il Grunge, per quanto da alcune persone non venga definito un vero e proprio genere musicale, è stata l’ultima grande ribellione a suon di rock in grado di incidere una tacca nella storia della musica recente. Un branco di giovani capelloni, sporchi e disillusi dalla vita ha portato alla ribalta dell’opinione pubblica internazionale la propria voglia di ribellione. Ma il tutto è sparito con il rumore di un fucile nell’aprile del 1994 con la morte di Kurt Cobain e la fine commerciale di quel fenomeno socio-culturale di massa.

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LEGEND OF MENTALITY, ROCK HARD & HEAVY DA NON PERDERE

Il panorama della musica emergente presenta diversi gruppi con progetti assai differenti l’uno dall’altro, ma pochi sono degni di attenzione. Così come pochi sono in grado di evolversi in maniera sempre innovativa ed accattivante. E’ il caso dei Legend Of Mentality, progetto musicale che nasce nel maggio del 2013 a Torino, su idea di Davide Russo, chitarra ritmica della band.

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DAVE GROHL, OVVERO COME IMPARAI AD AMARE LA NORMALITA’ NEL ROCK

Non è affatto azzardato affermare che Dave Grohl è una delle ultime grandi rockstar viventi. Tale affermazione trova la sua forza in almeno due aspetti: il primo è quello di essere riuscito a vivere l’età dell’oro del Grunge, diventando uno degli idoli della cosiddetta Generazione X nel ruolo del batterista dei Nirvana. Il secondo aspetto è quello di essersi fatto conoscere alle nuove generazioni di appassionati del rock con i Foo Fighters, riuscendo così a reinventarsi in un periodo che, professionalmente, avrebbe potuto spazzarlo via e relegarlo nel cassetto dei ricordi di un movimento socio-culturale che gli ormai ultratrentenni di oggi ricordano come un periodo lontano quasi quando la preistoria.

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L’UNICO VERO DIO: R.J.

Il rock, nelle sue mille sfaccettature, ha da sempre avuto connotati che rasentano il misticismo. E’ stata definita come musica del diavolo, strumento del demonio atto a far scatenare i giovani conducendoli in comportamenti che erano lontani anni luce dalla cristiana morale comune. Durante veri e propri deliri, scatenati dal plagio della credulità popolare voluto dalla religione, non era raro vedere orde di genitori impauriti portare i propri figli dai preti pregandoli di esorcizzarli dal giogo demoniaco che aveva irretito la loro prole con quell’infernale strumento chiamato rock’n’roll.

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L’INCREDIBILE “POTENZA DI FUOCO” DEL NUOVO ALBUM DEI JUDAS PRIEST

Gente, ci siamo. Il nuovo album dei Judas Priest è davvero una potenza. Una potenza di fuoco, come appunto recitano il titolo del disco e la title track che apre la diciottesima fatica in studio dell’heavy metal band britannica. Firepower manda in cenere le casse del vostro impianto fin dai primissimi minuti di ascolto con graffianti riff di chitarra, una batteria che picchia davvero duro e la voce del cantante Rob Halford che continua ad essere una delle più iconiche nonché migliori del genere.

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MTV E LA RIVOLUZIONE MUSICALE PRIMA DI YOUTUBE E SPOTIFY

iamo profondamente cambiati da quando, in quell’agosto del 1981, le immagini dell’allunaggio dell’Apollo 11 montate con il logo del primo network televisivo a carattere musicale venivano accompagnate dalla frase “ladies and gentleman, rock ‘n’roll”. In quel preciso istante stava avvenendo una rivoluzione che avrebbe avuto un impatto determinante sulla cultura giovanile americana e sulla diffusione e fruizione musicale. Da allora noi siamo profondamente cambiati. Esattamente come è cambiato il mondo che ci circonda. Internet è diventato parte integrante della nostra esistenza, in grado di scandire ogni singolo istante delle nostre vite.

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I PROCOL HARUM E QUEL SOUND CHE HA FATTO INNAMORARE UNA GENERAZIONE

Mi ricordo che la prima volta che lessi il nome dei Procol Harum ero piccolo. Avrò avuto non più di sei anni e, con la frenetica curiosità tipica dei bambini, mi mettevo a rovistare nei mobili dei miei nonni materni in cerca di qualcosa che mi intrattenesse. Rimanevo sempre affascinato da quei strani aggeggi di plastica dura, di piccole dimensioni, con un buco al centro. Ai miei occhi sembravano dei frisbee da lanciare lontano. Oggetti buoni per impiegare la mia fanciullesca curiosità, che puntualmente si focalizzava sulla copertina dove veniva riposto quello strano oggetto

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