VESUVIO, A CHE PUNTO SIAMO? INTERVISTA AD UN GEOLOGO.
Napoli: terra di buon cibo e cultura e sede di uno dei vulcani più imponenti della nostra penisola: Il Vesuvio. Dal momento che L’Ingrato è curioso e non si accontenta mai, ha deciso di saperne di più: di seguito si riporta l’intervista con il Geologo campano Andrea Moccia. Conseguito il titolo di Laurea in Geologia presso L’Università degli Studi di Napoli Federico II, presso il medesimo dipartimento consegue un Master di Specializzazione in Georisorse. Successivamente, intraprende una serie di viaggi prendendo parte a progetti di esplorazione geologica in più di trenta Paesi, collaborando con numerosi team internazionali. Dal 2013 lavora in qualità di Senior Geologist e Deputy Team Manager a Parigi presso l’IFPEN (istituto nazionale francese dell’energia), presso il dipartimento di Geologia e Geofisica. Dal 2018 realizza documentari e articoli di scienze della Terra, “GeoPop”, ove “per POP intendo un linguaggio semplice, diretto, umile” con l’obiettivo di appassionare e informare i profani alla materia in maniera divertente, autentica e attendibile.
Esiste una correlazione tra Campi Flegrei, Vesuvio, Stromboli ed Etna?
No, non esiste alcuna correlazione provata scientificamente. Noto che molte persone tendono ad immaginare i vulcani relativamente vicini come un sistema di vasi comunicanti ma non è assolutamente cosi, sicuramente non per i 4 sistemi vulcanici italiani.
Quanto incide l’elemento antropologico su una possibile eruzione anticipata?
Tendiamo troppo spesso ad attribuire all’uomo un potere che in realtà non ha. Fortunatamente l’uomo non ha alcuna influenza su un’eruzione vulcanica. Al massimo il fattore di rischio sul quale si potrebbe lavorare è la densità abitativa nell’intorno di un vulcano. Ma è un discorso molto delicato e molto complesso da risolvere, soprattutto lì dove oggi ci sono centinaia di migliaia di persone, come nel caso di Vesuvio e Campi Flegrei. In ogni caso l’uomo non causa eruzioni vulcaniche.
Eruzione del Vesuvio: Napoli sarà sufficientemente preparata? A che punto sono i piani di evacuazione e di condotta per il periodo interessato?
Per quanto mi riguarda no, non siamo sufficientemente preparati.
La prima cosa da dire è che un piano di evacuazione esiste e il problema maggiore è che molte, troppe persone non ne sono a conoscenza, o se lo sono, conoscono a malapena i dettagli. Da una parte vi è una tendenza al disinteresse da parte della popolazione, spinta dal pensiero comune “tanto se succede non possiamo farci niente”. Dall’altra si riscontra una scarsa comunicazione da parte di comuni, Regione, Stato, Protezione Civile e Ingv, che dovrebbe migliorare. Fare un lavoro e non comunicarlo è un lavoro a metà. Proporre un articolo sui siti istituzionali è molto limitante: molte poche persone lo leggeranno. Questo della comunicazione è un aspetto a cui tengo particolarmente: potremmo fare passi da gigante. Bisognerebbe investire su campagne di sensibilizzazione, utilizzando i canali che si usano oggi, come i Social Network e Youtube. I video, in particolare, hanno riscontrato particolare successo negli ultimi anni, ed è uno strumento che funziona.
Inoltre, proporrei a ciascuno dei Comuni delle zone a rischio di creare dei siti in cui il cittadino, immettendo il proprio indirizzo di casa, può trovare tutte le informazioni e le istruzioni da seguire passo dopo passo in caso di eruzione.
Attività post-eruzione: quali saranno le ripercussioni sulle altre provincie campane e sugli altri versanti delle Regioni confinanti?
Ci sarà sicuramente una buona dose di caos: per quanto possiamo pianificare, ci saranno sempre degli aspetti imprevisti. In ogni caso l’evacuazione non si limiterebbe alla Campania perchè buona parte degli evacuati saranno trasportati in altre regioni. Il piano di evacuazione prevede i gemellaggi tra regioni. Per fare un esempio, nel caso di eruzione dei Campi Flegrei, se non erro gli abitanti di Pozzuoli sarebbero destinati alla Lombardia. Per cui le altre regioni dovranno “adottare” per un un periodo indefinito decine di migliaia di persone.
Attività del Vesuvio e i suoi scenari contro un’edilizia che continua a costruire alle pendici del vulcano: cosa non sta funzionando?
Questo bisognerebbe chiederlo alle istituzioni. Dall’esterno è facile dire “che stupidi a costruire lì”. Ma certe dinamiche sono più complesse di quanto s’immagini. In italia non esiste solo il rischio vulcanico, ma anche sismico e idrogeologico. Se volessimo puntare il dito su tutti gli edifici costruiti nelle zone a rischio, dovremmo farlo su mezza Italia. Rimane sicuramente un argomento su cui bisognerebbe porre più attenzione.
Il paradosso dell’italiano medio contemporaneo è una smania non precisata di informarsi su qualunque cosa, partendo da presupposti di base non identificabili, a cui succede una presa di posizione basata sul sentito dire, a cui consegue sovente un incremento di disinformazione incontrollata. Quanto è difficile informare oggi, nel tuo campo? Quali sono le principali difficoltà riscontrate?
Una delle difficoltà che riscontro è lo scetticismo nei contronti della Scienza. Le persone che non hanno una formazione scientifica cercano un’unica e VERA versione dei fatti. Basta un “dipende” e le persone vanno in panico. Non appena sentono pareri discordanti da parte di scienziati si hanno dubbi. Bisogna capire che la Scienza non è così univoca, soprattutto se parliamo di fenomeni complessi come eruzioni vulcaniche o terremoti, ed è per questo motivo che ci sono diversi punti di vista, anche tra i più grandi scienziati. Nel momento in cui si studia un fenomeno più complesso, le variabili in gioco aumentano, e, di conseguenza, le soluzioni possibili aumentano.
Un’altra difficoltà è rappresentata dal web stesso che crea pseudo-scienziati improvvisati. Internet è una fonte di informazione incredibile, ma bisogna fare attenzione e filtrare ciò che si legge e ciò che si guarda. Bisogna sempre ricordare la differenza che c’è tra l’informarsi e il formarsi: non su Youtube, ma con anni di ricerca ed esperienza sul campo. Nella maggior parte dei miei video, ad esempio, riporto sempre delle referenze scientifiche pubblicate su riviste internazionali di rilievo. Quella è la vera e unica fonte attendibile.
Quanto è importante il contributo della geologia in un Paese “ballerino” come il nostro? Com’è possibile avvicinare l’uditorio ad argomenti delicati ma di interesse collettivo?
Il contributo delle scienze come ogni forma di cultura e conoscenza è fondamentale per il futuro del nostro Paese. Per quanto riguarda le Scienze della Terra, avendo vissuto a lungo all’estero, mi sono accorto che in italia abbiamo una cultura che lascia molto a desiderare: conosciamo poco di cosa offre il nostro territorio. Chi sa come funziona il nostro Paese dal punto di vista energetico, quanto petrolio si produce in Italia, da dove arriva il gas e che tipo di miniere ci sono? Questi sono solo alcuni esempi ma posso assicurare che le domande che molte persone mi pongono ogni giorno sono preoccupanti perché evidenziano una lacuna che va assolutamente colmata. Nelle scuole e nei licei le Scienze della Terra sono sempre più derubricate nei piani di studio. Bisogna cambiare questa tendenza.
Per quanto riguarda la seconda domanda, credo sia un lavoro molto complesso. Occorre semplicità: i paroloni causano solo un allontanamento del pubblico, ma non basta. Bisogna riuscire ad intrattenere con immagini, animazioni e una buona dose di ironia. Infine, credo che tutto debba essere sostenuto dalla passione che è il pilastro chiave per una divulgazione che funziona. È un lavoro di ricerca costante, ma che nel tempo può dare soddisfazioni.
Per concludere con umorismo, se avessi potuto chiedere qualcosa a San Gennaro, cosa avresti chiesto?
Gli avrei chiesto due cose: la prima, cosa ne pensa del popolo napoletano. La seconda, di insegnarmi a sciogliere il sangue!
Roberta Bagnulo