CARA SILVIA, IL PEGGIO DEVE ANCORA VENIRE
Esiste una sorta di netta divisione, uno spartiacque evidente, a ben guardare una voragine insormontabile che divide l’umanità, o perlomeno l’italianità.
Questa divisione risulta sempre più evidente in questi giorni.
Dopo la liberazione di Silvia Romano infatti è emersa in tutto il suo squallore quella che a nostro avviso è una peste mentale, una degenerazione sociale, una nichilizzazione intellettuale.
Un morbo che ha colpito troppi di noi e che sancisce de facto a nostro avviso il termine dell’”esperimento democratico”.
Come potremmo infatti permetterci che individui capaci di manifestazioni di ignoranza, odio, incompetenza politica ed assoluta mancanza di empatia possano decidere (democraticamente) per il bene del paese e quindi implicitamente anche del nostro?
Quale può essere il progetto politico che costoro possono comprendere, chi il leader che costoro seguono, e sopratutto quale la visione del mondo che costoro perseguono?
Laddove alberghi l’inciviltà e la malvagità oggi più che mai è necessario erigere un muro di contenimento, è questa la più grave infezione di questi anni, non il COVID-19 ma l’ignoranza becera che rischia di distruggere il mondo in modo ben più terribile di qualsiasi malattia e virus.
Una italiana è tornata a casa sua, può riabbracciare i suoi cari dopo 18 mesi, mesi lunghi, mesi sofferti, mesi barbari.
Una giovane donna era partita ma cos’è tornato a casa?
Un simulacro di sofferenza, di sogni infranti, di cicatrici psicologiche e di afflizione.
Il manifesto della malvagità umana e dell’ignoranza, esposto in bell’evidenza di fronte all’umanità tutta, rea essa stessa ed infinitamente, d’esistere in quanto tale.
Una lanterna, un faro è tornato a noi, una luce da porre in alto, da osservare con timore per non rischiare di schiantarci sugli scogli della barbarie morale.
Una luce troppo forte per non urtare le deboli menti ottenebrate che hanno immediatamente iniziato a sbraitare, urlare, disperarsi come trafitti da uno strale.
Quando sei tornata a casa chissà cosa pensavi povera Silvia?, quali i tuoi pensieri su quell’aereo che tracciava una linea in cielo come a dividere i giusti dagli empi.
Quali traumi estesi e devastanti scuotono i tuoi sonni inquieti?
Mai avresti pensato di trovare in Europa una situazione di tale gravità, di essere messa in croce come quel cristo che hai giustamente abiurato per aver salva la tua vita.
Un cristo davvero ingiusto d’altronde ad averti assegnato una sorte tanto meschina poiché è adesso che inizia la tua prova, il tuo calvario, inizia proprio qui in questa terra ormai per te ed anche per noi sempre più aliena e rivoltante.
Una prova che mai avresti immaginato e che noi ti auguriamo di vincere per l’umanità intera.
Christian Longatti
Andrea Gunetti
Sono rimasto traumatizzato dai commenti dei miei ex compagni di scuola con cui chattavo con WhatsApp. E una di loro era pure stata in Kenia in un orfanotrofio per un’estate. Ma era cattolica e sposata. È quella che ha detto le cose peggiori. Ho abbandonato il gruppo e bloccato i contatti dopo aver pubblicato le sue foto del Kenia e chiedendogli di spiegarmi la differenza. Mi ha risposto che per lei era diverso.