ITALIA LAICA: UNA CONQUISTA (MAI) RAGGIUNTA.
Laicità: “assoluta indipendenza e autonomia nei confronti della Chiesa o di altra confessione religiosa o di qualsiasi ideologia” – dizionario online.
Quella riportata sopra è una definizione tanto semplice, quanto estremamente complessa e inapplicabile, all’attuale stato di cose, nel nostro Paese, ancor prima che a livello politico, soprattutto individuale. Il motivo soggiacente è la schiavitù volontaria, in nome di una parvenza etico-morale, a ideologie di cui spesso non si conosce a fondo neanche l’origine, né il contenuto. L’individuo laico, per natura, nasce dalla volontà di dubitare dei dogmi, di ricercare nuove risposte mettendo in discussione l’apparato su cui si fonda talvolta la società stessa; tende a spaziare intellettualmente mosso dalla curiosità del sapere, mantenendo un approccio quanto più oggettivo possibile sulla realtà e sul modo in cui essa viene rappresentata. Il laico è anche un po’ socratico: ammette, cioè, la propria ignoranza e, partendo da questa, pur conoscendo, continua a conoscere.
Individui laici producono una società laica, che a sua volta produce ed elegge uno Stato laico. Lo stesso si contraddistingue per la sua multietnicità, multiculturalità, inclusione (che, come riferisce in un intervento la giornalista Karima Moual, è diverso dall’integrazione). A tal proposito, parlando della differenza esistente tra religioni politeiste e monoteiste e sulla cristianizzazione dell’Occidente, Emil Cioran ne “Il Funesto Demiurgo” afferma quanto segue: “Libertà è diritto alla differenza, essendo pluralità, essa postula lo sbriciolamento dell’assoluto […] Nella democrazia liberale vi è un politeismo soggiacente (o, se si vuole, incosciente) e, inversamente, ogni regime autoritario ha in sé un monoteismo camuffato”. Questo scenario è necessario immaginarlo in prospettiva del singolo prima, del collettivo poi.
Si dice che la libertà finisce nel momento in cui questa annienta o penalizza la libertà del proprio vicino. Ma siamo davvero sicuri di sapere cosa significhi il termine libertà? Si sappia che la libertà non ha paura, così come il laico non teme il confronto. La libertà è empatica, così come il laico è scettico per natura (o dovrebbe esserlo).
L’Italia deve diventare uno Stato laico non solo per sopravvivere, ma per dare un taglio netto a ideologie di qualunque natura che, differenti dalla religione o affini, partoriscono sistemi di intolleranza ed esasperazione priva di fondamento, assoggettando il singolo alla volontà di pochi o, ancora peggio, di uno solo. Oggi il nostro Paese è uno Stato laico solo sulla carta, regolato da accordi e convenzioni tra le varie componenti religiose, per garantire una convivenza civile. Ma gli accordi non potranno restare a lungo sulla carta, e fino a quando solo uno oserà dire “è così” senza fornire spiegazione alcuna, né chiedersi i debiti perché, rivendicando con cognizione di causa la propria libertà, ciò che ne scaturirà saranno nuove tirannie, dal basso verso l’alto.
Nel 2020 si ha la fortuna di disporre di armi ancor più efficaci di ordigni veri e propri: il dialogo e la possibilità di dire sì o no, in quanto sistema democratico. Francesco de Gregori cantava “La storia siamo noi, nessuno si senta escluso” e, affinché l’esclusione non avvenga, occorre iniziare a guardare il proprio vicino come un pezzo di storia non da stroncare, ma da condividere.
Il movimento delle sardine e altri movimenti sociali, politici (non partitici) e culturali, di cui negli ultimi tempi si discute molto, stanno cercando di realizzare esattamente questi obiettivi: laicizzare, cioè ridare libertà di dialogo, nel rispetto dell’altro, che è un valore aggiunto.
Con la speranza di un futuro processo di laicizzazione, si ricordino i primi otto articoli della Costituzione Italiana, scritta con tante mani, che di ideologie esasperate ne sapevano qualcosa.
Roberta Bagnulo
Fonti: Cioran Emil, Il Funesto Demiurgo, Adelphi 1986, p.40