MA CHE CAZZO…FAI

A Torino il Fai (Federazione Anarchica Italiana, per la gran parte dell’umanità che ne ignora l’esistenza) per darsi un po’ di visibilità si è accanito contro un monumento dello scultore Mario Molinari conosciuto col nome di: “Totem della pace” imbrattandolo con la scritta: “Nessuna pace per chi fa guerra”.

Un’operazione di marketing per questo gruppuscolo di analfabeti funzionali equiparabile alla stregua di quelle tenute dai salviniani.

Amici cari, questa frase condanna voi stessi ad un’esistenza di continua lotta insensata, fratricida ed assurda. 

Siete come quei “bravi” partigiani che uccidevano il tedesco ubriaco e poi condannavano i civili a delle morti orrende.
Abbiate il coraggio di presentare i vostri pavidi volti avvalorando le vostre tesi, progetti e battaglie in modo civile.

Tirare la pietra e nascondere la mano non vi porterà che a una brutta fine, una fine scolpita dalle vostre continue bambinate.
Una fine inutile, corrosa da odio e rancore verso tutto e tutti, voi stessi compresi. 

In questo momento, in cui da ogni angolo del mondo, cresce l’indignazione per l’attacco della Turchia al popolo Curdo è più che mai importante definire che la guerra si fa in due.
Aggredito o aggressore, poco importa, essi lottano per il nulla.
Terre, potere, danaro, dio.
Non volete voi un mondo libero da questi concetti?
Non idealizzate forse un mondo libero dalla schiavitù dell’etichetta? 

Con le vostre azioni puerili e vigliacche, vi fate portatori di morte, parteggiando è vero per la parte più debole, ma comunque essa stessa inevitabilmente colpevole.

Quando nell’oscurità strisciate fulminei, col cuore in gola e l’adrenalina che scorre nelle vene, spray nero alla mano, provate sensazioni elettrizzanti che infuocano le membra ma che in realtà, saranno solo gesta che in un futuro, verranno usate dai vostri carismatici magister per plagiare nuovi adepti per il loro recinto culturale.

Questo vostro comportamento da zozzoni è uno schifo che, nel buon nome della democrazia, dobbiamo accettare, poiché ad ogni uomo deve esser data facoltà d’espressione e non è certo con la repressione che si ottengono i risultati. 

Tutta questa vicenda a mio avviso si risolve con un indolente sbadiglio ed un’energica scrollata di spalle, come faceva il mio amato cane quando la noia lo assaliva.
Sperando che un giorno la “ragione” si faccia strada anche in voi ponendo le basi per una solida e duratura rivoluzione culturale.

Andrea Gunetti

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