DISAGI SOCIO-URBANISTICI DEI PICCOLI COMUNI
I disagi e i problemi di vivere in un piccolo paese
I piccoli paesi, come per esempio i borghi rappresentano il tessuto urbanistico primigenio del nostro paese.
C’è chi ci vive per uscire dalla caotica monotonia delle grandi città e chi invece perché il proprio albero genealogico in essi ha le sue origini.
Ciononostante giunti nel 2019 emergono dei deficit strutturali molto importanti che è bene analizzare; deficit che a lungo andare portano le persone che vi vivono a manifestare sentimenti contrastanti a riguardo del proprio piccolo ed amato paesello.
Vediamo più da vicino di cosa stiamo parlando
I piccoli centri abitati sono virtualmente morti e non hanno nulla da offrire (specialmente ai giovani)
L’ affermazione appena pronunciata è alquanto forte: i piccoli centri abitati hanno poco da offrire e tutto questo si ripercuote molto sul normale vivere.
Possiamo notare che le uniche attività commerciali che sono sopravvissute sono perlopiù i bar, e ahimè, tutto questo la dice lunga su cosa ha un paese da offrire (specialmente ai giovani).
In questo caso possiamo notare che la grande maggioranza delle persone passa il week-end (e non solo) a bere e forse (anche se accade spesso) possiamo notare che ci sono molte persone che giocano alle slot machine. Secondo voi tutto questo è giusto per un paese sviluppato come l’Italia? A nostro avviso decisamente no.
Ritorniamo al discorso delle attività commerciali: il motivo per il quale le attività commerciali (ad esclusione dei bar) non riescono a sopravvivere, lo possiamo notare nell’evidenza che i piccoli centri abitati non riescono a far sviluppare un’economia locale variegata, tutto questo impedisce alle persone di poter lavorare nella propria zona.
Inutile dire che l’emigrazione temporanea (chi si allontana durante la giornata per lavoro) ha serie ripercussioni per il paesino perché in diverse fasce orarie si può notare che i paesi in questione si svuotano rendendoli de facto avulsamene morti.
In questo caso la perdita è molto grave, i giovani si sentono fuori contesto ed inoltre c’è da registrare che tutto questo ha una ulteriore valenza negativa: che i giovani non sono in grado di poter promuovere quelle attività commerciali che potrebbero rilanciare l’immagine del proprio paese.
Dobbiamo constatare che i piccoli paesi sono ormai logori, vecchi, stantii, odorano di vecchio, di inutile, di obsoleto e tutto questo rappresenta un dramma: ci sono troppe case abbandonate e altre mai ristrutturate; tutto questo finisce col dare un’aria di arcaicità ai paesi in questione. I
Infine è bene dire che tutto questo rischia di trasformare i paesi in questione in musei a cielo aperto, peccato però che non attirino nessuno poiché non c’è nulla da visitare.
Considerazioni finali
In generale possiamo dire che le piccole realtà urbane sono luoghi dimenticati dallo Stato dove l’immobilismo la fa da padrone.
Non disperiamoci però, le soluzioni ci sono eccome: in primis è bene che lo Stato eroghi più fondi alle piccole province, ed è bene che tali fondi siano monitorati al fine di poter verificare se sono stati spesi bene. Inoltre c’è bisogno di un cambiamento del retaggio culturale dove tutte i paesani (di tutte le età) si uniscano per decidere insieme il da farsi poiché in Italia c’è poco sentimento di unità e di comprensione verso i reali problemi del paese.
Non possiamo permetterci che nel terzo millennio ci sia tutto questo odore di vecchio.
I nostri paesi devono vivere, prosperare e crescere.
Perciò speriamo che vi sia un maggiore impegno al fine di poter realizzare quell’agognato cambiamento che porterà l’Italia ad essere di nuovo un paese all’altezza dei suoi competitor d’oltralpe.
Facciamolo e forse finirà la grande emigrazione degli italiani verso le grandi città (italiane ed estere).
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Marco Galletti