ECCO COME MUORE UN EROE DELLO SPORT
Nella storia dello sport italiano ci sono protagonisti capaci di compiere imprese eccezionali che però, purtroppo, non riempiono le prime pagine dei giornali perchè erroneamente ritenute poco interessanti o non in grado di smuovere l’interesse del grande pubblico. Tra questi protagonisti vi è stato anche Christian Daghio, campione mondiale di Thai Boxe e pugilato, morto il 2 novembre mentre era impegnato in un match di boxe valido per il titolo mondiale dei pesi supermedi.
Daghio, nato a Carpi, aveva quarantanove anni ed era una leggenda della Thai Boxe, arte marziale nella quale si è aggiudigato la corona mondiale per ben sette volte. La sua tenacia e amore per questa disciplina sportiva lo ha portato a competere in Thailandia, sfidando e battendo i campioni locali, facendolo diventare il primo atleta italiano ammesso a combattere nel corso della prestigiosa competizione King’s Cup Of Thailand organizzata per celebrare il compleanno di Bhumidol Adulyadej, il re della Thailandia dal 9 giugno 1946 fino al giorno del suo decesso avvenuto il 13 ottobre 2016.
Seguendo l’esempio di un altro grande progonista della thai boxe mondiale, l’olandese Ramon Dekkers, iniziò a ottenere un discreto successo in questo sport da combattimento, tanto da decidere di trasferirsi a vivere ed allenarsi a Bangkok, dove aveva aperto una palestra in cui allenava atleti provenienti da ogni angolo del globo.
L’anno scorso, conclusa la sua carriera nella Thai Boxe con un record di centosettanta incontri di cui centotrentuno vinti, decise di tornare a praticare il pugilato a cui aveva dedicato gran parte della fase iniziale della sua carriera. Riuscito ad ottenere il titolo di campione d’Asia in carica, ha combattuto nel corso del match valido per la difesa del titolo contro il pugile locale Don Parueang di dodici anni più giovane.
Parueang ha colpito il suo avversario al volto più volte, riuscendo a trovare il colpo del definitivo e tragico KO nel corso della dodicesima ripresa che manda Daghio al tappeto e facendolo entrare in coma dal quale non si è più risvegliato fino al suo decesso avvenuto in seguito a due settimane di agonia. Probabilmente se l’arbitro fosse intervenuto tempestivamente per interrompere il match avrebbe potuto evitare questo triste epilogo.
Muore quindi una figura che è riuscita a dare lustro al mondo dello sport da combattimento italiano nel mondo e, più in dettaglio, nella patria della Thai Boxe diventando una delle figure più apprezzate dell’ambiente sia da addetti ai lavori, appassionati ed avversari.