IL POPULISMO E LA SUA “GRANDE BELLEZZA”
Se pensiamo che il populismo sia un’ideologia che nasce e prende consistenza attorno al 1850 nelle campagne Russe, se ancora realizziamo che aveva il fine di creare opposizione alla mentalità borghese di allora, subentra inevitabilmente l’interrogativo di come questa sub-ideologia politica possa aver acquisito ad oggi la popolarità che ognuno di noi può inevitabilmente osservare.
Una popolarità che, veicolata attraverso i moderni mezzi di comunicazione di massa, si insinua nella quotidianità depauperandola dalle sue più ancestrali basi culturali e morali.
Il populismo si basa e si alimenta delle paure delle masse e trasforma il popolo in popolino, termine spregiativo che lo vede spogliato dei più banali mezzi culturali un tempo caratteri distintivi di chi elevatosi dalle nebbie della storia fino ad assurgere ad illuministiche vette ed a rinascimentali tratti, investendolo di quella “regalità” e di quell’autorevolezza necessari a trasformare la società e portarla a più alte vette e conquiste.
Il populismo è in ultima analisi una controtendenza storica che tende a rendere il popolo succube di una classe dirigente ristretta e distaccata dalle reali necessità della base elettorale e che, con il minimo sforzo, verte a plagiare con false notizie veicolate tramite un linguaggio basico ed emotivamente destabilizzante.
La moderna manifestazione del populismo vede una base succube, trascinata da odi e rancori in un nefasto sabbath di violenza e rivalsa.
La gioia del distruttore, del rottamatore, del nichilizzatore.
Nell’annullare egli trae il suo giubilo, attuando schemi perversi atti all’uniformazione del pensiero attraverso ghettizzazione sociale ed ostracizzazione culturale.
Il consenso è diventato il nuovo dio della modernità ed in suo onore si immolano sulla sua ara blasfema cultura, conoscenza, empatia, amore e pace.
Un mondo schiacciato dall’applicazione dell’assistenzialismo marxista-leninista che rende ogni differenza indefinita e sfuocata come nei peggiori romanzi distopici Orwelliani.
Mai come oggi quel residuo di uomini savi che ancora professano idee di progresso e conoscenza devono unirsi a curare e ricreare come novelli Prometeo queste generazioni perdute e truffate da inganni, negligenza e volgarità.
Solo con la vittoria della conoscenza, allora e solo allora saremo una società nuova ed unita ed il populismo sarà finalmente morto, trafitto dalla lancia di San Giorgio, sconfitto e sradicato.
Mai come oggi si respira desiderio di libertà, quella libertà che i padri fondatori di questa Europa idearono ed affidarono ai posteri.
Una Europa in cui ognuno, nel rispetto della sua cultura assuma a valore assoluto la sua umanità, rifuggendo a recinti culturali che altro non fanno che creare un reciproco senso di sfiducia.
Diego Maggi