A VOLTE RITORNO, IL LATO “UMANO” DI GESU’
La storia e la figura di Gesù Cristo è stata oggetto di numerosi film e libri che nel tempo sono serviti a riabilitarne la figura o la credenza anche agli occhi delle nuove generazioni. Complice anche la numerosa tecnologia che si sono ritrovati in mano praticamente appena nati e che da loro la possibilità di accedere ad una quantità di notizie e risorse che le generazioni che le hanno preceduti non avevano modo di fruire alla stessa maniera.
Era anche da tempo che non veniva pubblicato un libro così divertente e dissacrante sull’argomento. L’obiettivo è riuscito a John Niven, scrittore scozzese dal passato di discrografico, che con questo libro è riuscito in un intento non semplice. Quello di saper descrivere una vicenda che si presta facilmente ad infiammate discussioni come quella su cui si basa la religione cristiana con una semplicità disarmante.
Talmente semplice da risultare immediatamente pungente ed accattivante. Fin dalle pagine dei primi capitoli si viene coinvolti nelle vicessitudini che vedono Gesù, rispedito sulla Terra da suo Padre nella trafficata New York degli anni di Internet 2.0 e dei talent show televisivi.
Qui in breve tempo il figlio di Dio, tra una canzone rock e uno spinello (si avete capito bene, finalmente in questa storia Gesù è uno sballone) si circonda di personaggi dalle storie personali più disparate e difficili, con le quali instaura una sincera e duratura amicizia. Ma come poter fare per riuscire a trovare il modo di diffondere il messaggio che Dio, per mezzo di Gesù, vuole far arrivare all’umanità?
Tra le sue tante doti, Cristo è anche un valente chitarrista. Dopo un’iniziale riluttanza, il Redentore prende in seria considerazione l’idea di partecipare al talent show televisivo American Popstar per poter usare quel palco e diffondere così il suo messaggio. La trama si arricchisce quindi di elementi che rendono la lettura fluida e scorrevole, facendo si che il lettore diventi dipendente da ogni capitolo del libro.
Ci si ritrova in breve tempo e senza essersene accorti a superare la soglia delle duecento pagine lette, per poi giungere all’ultima con la consapevolezza di stringere tra le mani uno dei prodotti migliori della letteratura di recente produzione. Niven è in grado di essere dissacrante quando serve e realista al momento giusto, senza tralasciare una sana dose di adrenalina e pura crudeltà quando descrive la vera natura del genere umano.
Interessante è anche il ruolo che il talent show ha in tutta questa vicenda. Un vero e proprio spaccato in cui si alterna un campionario umano decisamente variegato ma con un solo obiettivo comune: raggiungere quegli agognati cinque minuti di fama di Warholiana memoria.
Una critica pungente fatta dall’autore, che vuole portare l’attenzione su come oggigiorno il talento (in ogni ambito) debba necessariamente passare attraverso il veto di quattro giudici.