SOLARIS DI TARKOVSKIJ, FANTASCIENTIFICO DISSIDENTE
Solaris è molto più di un film. E’ una perfetta sintesi dell’animo umano di fronte a ciò che crede di poter mettere in una scatola e inserire nella buia e umida soffitta dei ricordi, nella vana speranza che questi vi rimangano dentro e che non escano mai più.
Quello che sorprende di questa sopraffina opera cinematografica del regista russo Andrej Tarkovskij è il sensibile tratto narrativo che contraddistingue l’intera pellicola. Il film, tratto dall’omonimo romanzo dello scrittore polacco Stanislaw Lem, presenta già tematiche molto profonde che unisco insieme elementi tipici della narrativa fantascientifica con quelli del romanzo filosofico e che vengono maggiormente evidenziate nella sua trasposizione filmica.
Il film narra di una spedizione scientifica che si reca sul pianeta Solaris, dove accadono dei sinistri fenomeni. Per cercare di venire a capo dell’arcano viene inviato lo scienziato Ken Kelvin, il quale scopre che l’oceano presente sul pianeta è a tutti gli effetti un’entità in grado di poter materializzare sia il passato che i ricordi.
Realizzato nel 1972, uscì nelle sale italiane solo nel 1974 vittima di pensanti tagli e stravolgimenti sia nei dialoghi che nel montaggio. Difatti, la versione nostrana è stata a lungo orfana dei primi quaranta minuti di girato, salvo poi comparire in versione integrale e in lingua originale con sottotitoli italiani in una versione in DVD restaurata del 2002.
Il claim pubblicitario con il quale il film è stato presentato in Italia ha svilito in modo marcato il senso profondo dell’intero film, etichettandolo come ” la risposta sovietica a 2001: Odissea nello spazio”. Solaris presenta elementi che hanno permesso di ridisegnare i canoni della cinematografia fantascientifica, diventando a tutti gli effetti uno dei film più importante del suddetto genere.
Solaris è dunque una pellicola che riflette appieno quello che è lo stile filmico di Tarkovskij, imperniato di tematiche in grado di spaziare con magistrale disinvoltura dalla spritualità alla metafisica senza cadere nel baratro della banalità di alcune opere, come il remake omonimo del 2002 diretto da Stephen Soderbergh con George Clooney.