QUELL’ELISA SBOCCIATA IN PRIMAVERA
Il nome di Ludwig Van Beethoven è noto a tutti, anche solo per sentito dire, per essere stato uno dei principi in auge che la musica classica abbia mai avuto. Probabilmente, lo si conosce per la sua spiccata dote nel comporre melodie, nonostante la sua sordità, provocata da una patologia chiamata ipoacusia, che provocò un dinamico degenero dell’udito prima che il musicista compisse trent’anni.
Ebbene, oggi, 27 aprile 1810, Beethoven terminò uno dei componimenti più conosciuti dagli ascoltatori: Für Elise (Per Elisa), che diverrà noto solo quarant’anni dopo la sua morte.
Il destinatario del componimento è tutt’oggi discusso. Tuttavia, la tesi maggiormente condivisa dagli studiosi è che la vera dama a cui la melodia è dedicata sia Therese Malfatti von Rohrenbach zu Dezza, figlia di un presunto commerciante viennese. Da ciò si evince che il titolo del componimento sia errato e l’erronea intestazione fu trascritta da un tale Ludwig Nohl, che scoprì lo spartito autografo del musicista a Monaco di Baviera, trascrivendolo nuovamente e pubblicandolo nel 1867 all’interno della raccolta “Neue Briefe Bethoveens”. Lo spartito originale, successivamente, andrà perduto.
Risultano altresì discussi gli spartiti di suddetta melodia, a detta di alcuni frutto di una rielaborazione o riscrittura di Nohl in seguito allo smarrimento dello stesso. Tuttavia, pare che la melodia giunta fino a noi sia quella più attendibile e prossima alla composizione da pianoforte originale.
Per fornire qualche informazione metrica, Für Elise è stato pensato per aderire al genere “Bagatella”, un componimento da pianoforte usato nella musica da camera, ma in forma di Rondò in La minore, che, come suggerisce il nome stesso, è un genere musicale caratterizzato da una struttura ad anello, avente una ripetizione melodica ciclica. La struttura utilizzata, quindi, risulta la seguente: A-B-A-C-A.
La durata complessiva del componimento è di poco meno di 3 minuti, realizzata al pianoforte, che vede raffigurato un musicista malinconico che, pensando probabilmente alla dama a cui desidera raccontare i suoi tormenti, ne narra solo alcuni barlumi.
Roberta Bagnulo