IL VIRUS SIAMO NOI
Quando l’analfabetismo funzionale diventa un fattore di rischio, contagio e di morte.
“Son partiti prima della mezzanotte nonostante le grida che proibivano di lasciare la città e minacciavano le solite pene severissime”
I promessi sposi
A. Manzoni
La peste 1630
Abbiamo superato l’#autolesionismo.
Siamo #ostaggio di una massa di irresponsabili, ipocriti, menefreghisti, incoscienti.
(sono partiti imbottiti di tachipirina per eludere eventuali controlli anticontagio).
Questa emergenza sta mettendo in luce alcune caratteristiche del popolino che tanto mal sopporta chi scappa da casa per cercare migliori approdi.
Passa una indiscrezione che limita i movimenti per l’emergenza sanitara in una zona ben delineata del Nord Italia e tutti si precipitano per “imbarcarsi” e andare a #infettare il resto d’Italia.
I #MIGRANTI SCAPPANO DA GUERRE, VIOLENZE DI OGNI TIPO, ORRORI INDESCRIVIBILI.
Gli italiani scappano da ogni regola, convivenza civile, preoccupazione per l’Altro.
Cosa insegna tutto ciò? Su quali basi è regolata la convivenza in Italia.
L’#IPOCRISIA.
L’#EGOISMO.
IL #MENEFREGHISMO
“Provavano quindi la profonda sofferenza di tutti i prigionieri e di tutti gli esiliati, che è vivere con una memoria che non serve a nulla”.
Camus – La peste
Ecco la vera essenza di queste persone che vivono scappando e fregandosene di tutto e tutti.
Sarà difficile risolvere questa emergenza su queste basi “relazionali”, con questa gentaglia.
Siamo di fronte ad una grande sfida che è al contempo una grande possibilità
Il virus potrebbe essere un’ottima occasione per iniziare a prendere consapevolezza del proprio essere al mondo e riflettere sulla natura relazionale di ognuno di noi, iniziare ad alzare lo sguardo dal proprio ombelico, prendersi le proprie responsabilità entrando nell’ottica della dimensione del Noi.
L’Italia non può perdere anche questa occasione, questa volta la posta in gioco è altissima.
C’è in gioco Il futuro delle nuove generazioni.
In Cina la presenza massiccia dello stato, che si può anche definire dittatura, e il rigoroso rispetto delle misure anticontagio hanno dato risultati eccezionali, oggi nessun nuovo contagio nella zona più colpita, gli ospedali straordinari stanno chiudendo, le fabbriche riaprendo, l’epidemia si sta ridimensionando.
Se i cittadini italiani non seguiranno le indicazioni non ne usciremo più.
Purtroppo siamo partiti male, pare che la maggioranza delle persone pensino che sia un reality e “a me non capiterà mai”.
Poca disponibilità ad alzare lo sguardo dal proprio ombelico…. diciamo così….
Quindici giorni, quindici, ma se anche fossero 20 o 40, tutti a casa, e il coronavirus dalla disperazione non saprà più dove andare, e altro non potrà fare che alzare bandiera bianca.
Eppure, pare, che tanti, troppi, non ne vogliano sapere di sacrificare quindici giorni dei loro vizi per aiutare la collettività.
Chiusi in casa con se stessi.
Sarà forse questo il problema? Il rapporto con se stessi?
Fermarsi? So-stare, cioè saper stare fermi, ascoltarsi, iniziare a conoscersi sempre meglio?
Il coronavirus ci chiede questo.
Di imparare a non scappare, soprattutto da se stessi.
Eppure, pare, che l’unica reazione all’emergenza sanitaria sia un unicum.
Star fuori casa, in luoghi dove tutti vanno, al mare, in montagna, di corsa a prendere il treno, per tornare a casa, dalla mamma, fuggire senza farsi prendere.
Chiudono la Lombardia? Tutti al sud!
Ma qualcosa manca alla comprensione del fenomeno.
Bastian contrari? Animi ribelli? Paura del contagio? Terrore di rimanere bloccati in casa, soli con se stessi?
No, non può essere così facile da comprendere un comportamento che può seminare a piene mani un virus sconosciuto, senza possibilità di vaccino e cura, e provocare una polmonite fulminante, un contagio come un domino, la morte di tante persone.
Cosa può spiegare tutto ciò? Una tale deficienza di “cognizione di causa”.
Perché questo non è un reality, si muore davvero, può arrivare ovunque e a chiunque, è fuori dal mondo virtuale, è oltre lo schermo di un device, non si può cancellare schiacciando il cestino dello smartphone, tablet, o computer che sia.
Siamo di fronte ad una difficoltà a comprendere, prendere il senso, cogliere il significato, tradurre il messaggio, capire la realtà e le conseguenze di tale processo in atto.
Rispondono a caso.
“Sono tornata dal nord perche c’era la cresima della nipotina”, “usciamo perché siamo giovani, muoiono i vecchi” (senza capire di essere loro stessi un fattore di contagio per i vecchi) . Queste alcune risposte alla domanda: “perché non state a casa?
Come si dice “se la cantano, se la suonano e ci credono pure”.
Il coronavirus è stato vissuto per mesi come un nemico lontanissimo e un problema dei cinesi. Che tra l’altro “non sono attendibili” , “chissà cosa ci raccontano” e “poi sono così tanti, uno piu, uno meno….”
Un problema lontano e sconosciuto.
Proviamo a leggere questa situazione con un assioma.
“Ognuno misura con la propria misura”.
Per cui possiamo dire che ciò che giudichiamo, i commenti sullo “sconosciuto” e lontano da noi, altro non siano ciò che avremmo fatto noi in quella situazione fossimo stati noi a viverla.
Ma come tante volte capita nella vita, capita spesso che ciò che giudichiamo con tanta sufficienza e disprezzo più prima che poi, viene a bussare alla nostra porta.
E inevitabilmente le nostre parole da poco pronunciate altro non sono che il nostro comportamento in una situazione simile da affrontare personalmente.
“Chissà cosa ci raccontano, sono in tanti, chi se ne frega”.
E così ce ne freghiamo, pensiamo che a noi comunque non capiterà mai, e se mai si sta avvicinando, si scappa perché non è possibile che capiti proprio a me….
Un deficit cognitivo aiuta a persistere su questa strada fatta di pensieri autoreferenziali, soprattutto autoassolventi.
Stavolta siamo noi stessi il nemico da combattere, questo non rientra nel nostro mondo di riferimento.
È l’altro il nemico, siamo cresciuti così, la colpa è sempre altrui, e un colpevole si trova sempre.
Convinzioni che non ci permettono di cambiare la visione della realtà, e ora, in questa situazione è necessario riuscire a capire che il nemico siamo noi, è in noi, e entrato in noi.
Un vero e proprio COGNITIVIRUS, analfabetismo funzionale, diffuso e tradito dai social network, che riescono ad adattarsi ad ogni deficit cognitivo.
Una grande difficoltà alla comprensione, frutto di abitudini mentali, che in automatico eliminano se stessi da ogni responsabilità e percezione di essere inseriti in un Noi e di essere i primi responsabili della realtà vissuta.
La sfida è oramai una questione tra due virus.
Quello del deficit cognitivo, legato al dilagante analfabetismo funzionale, e il nemico che non riusciamo a vedere in noi, il CORONAVIRUS.
(Il termine analfabetismo funzionale, o illetteratismo, indica l’incapacità di usare in modo efficace le abilità di lettura, scrittura e calcolo nelle situazioni della vita quotidiana – si traduce quindi in pratica nell’incapacità di comprendere, valutare e usare le informazioni incontrabili nell’attuale società)
SOLO RIUSCENDO A ACCOGLIERE, DARE ATTENZIONE E ASCOLTO AL NEMICO IN NOI, RIUSCIREMO A STARE A CASA, QUINDICI GIORNI, ANCHE VENTI E VINCERE IL NEMICO PER FARLO USCIRE DA NOI STESSI.
E AL CORONAVIRUS ALTRO NON RIMARRÀ CHE ALZARE BANDIERA BIANCA
GIOVANNI TOMMASINI