GIANRICO CAROFIGLIO ED I RUMOROSI SALVINIANI

Gianrico Carofiglio, chi è quest’uomo?
Nato nel 1961, Magistrato dal 1986, ha lavorato come pretore a Prato, pubblico ministero a Foggia e in seguito ha svolto le funzioni di Sostituto procuratore alla Direzione distrettuale antimafia di Bari.

Al momento di rientrare in servizio, dopo il mandato parlamentare, ha dato le dimissioni dalla magistratura, dichiarando di volersi dedicare alla scrittura a tempo pieno.

Uomo di cultura e di lettere dunque, un “professorone” secondo le schiere salviniane ignoranti e becere che contro di lui si sono schierate dopo la sua intervista a “di Martedì” su La7.
Colpevole secondo i patridioti di aver osato attaccare il loro duce, al secolo matteo salvini (volutamente scritto in minuscolo).

Analizziamo i fatti:

Carofiglio ha fatto alcune considerazioni del tutto ovvie e logiche a chiunque abbia ancora un minimo di buon senso e di empatia verso il prossimo, eccole:

“Il linguaggio di Salvini è pericoloso perché sdogana gli istinti peggiori dei cittadini”

“La politica non deve dimenticarsi della sua funzione pedagogica”

“‘Prima gli italiani’ non significa nulla: chi sono gli italiani?”

Argomentati in modo efficace e del tutto pacifico questi punti di vista rappresentano di fatto il cuore della questione politica nazionale.

Da una parte abbiamo appunto persone, e sottolineo persone, che hanno a cuore gli interessi della collettività e che inseguono un ideale di giustizia e di progresso, persone che si rendono conto che il linguaggio è un’arma e che come tutte le armi deve essere usato in modo competente per non rischiare di ridursi allo stato di mero strumento di propaganda evirato da ogni significato culturale e sociale.

Persone che hanno ben chiaro che la storia non ci definisce affatto come italiani ma come cittadini di un mondo che pare volersi sempre più entropizzare, dividere, annullarsi in una sequela di volgarità demagogiche esclusivamente funzionali a fomentare odio e rancore.

Persone che si ritengono parte di una ampia comunità globale e che comprendono gli oneri e gli onori cha da questa visione derivano.
Noi più al centro di un fantomatico borgo-nazione ma collegati, uniti, partecipi di una umanità universale ed universalmente riconosciuta in cui valori come accoglienza e tutela non possono essere considerati più aspetti secondari o peggio come ideali sacrificabili.

Dall’altro lato abbiamo il rumore, il caos, il disordine.
Barbagianni urlanti che ormai sanno solo più odiare, attaccare, insultare, sbeffeggiare.
Disadattati ed analfabeti funzionali incapaci di discernere da una notizia vera ed una falsa.

Non persone, non individui ma cose, cose brutte, stridenti e pericolose come le slavine che collassano sui paesi montani.

Come le onde che sfasciano gli scafi,

Una massa di cose che se divise e riportate al loro minimo comune denominatore ritorneranno immediatamente inerti, passive, statiche.
Una impresa perseguibile in modo tecnicamente semplice, sarà necessario essere come le barriere antivalanga, solide ben piazzate per difendere gli inermi paesi a valle o come i frangiflutti dei porti.
Opere d’ingegno atte a fratturare e dividere quest’ondata di malpensiero riportandolo alla sua fase primigenia, il nulla cosmico.

Christian Longatti

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