CONTRATTO PER IL GOVERNO DEL CAMBIAMENTO?
QUESTO MATRIMONIO NON S’HA DA FARE
Quando si parla di contratti ci vengono in mente per lo più due specifiche situazioni, uno scambio di beni o servizi tra imprese o un matrimonio.
I politica il primo a cui venne in mente di siglare un tale tipo di accordo fu Berlusconi, che strutturò il famoso contratto con gli italiani, in cui elencava punti salienti che avrebbe desiderato portare a termine.
Un contratto tra due forze politiche che si trovano esattamente agli antipodi però era uno scalino al quale, malgrado la bruttura e l’imbarbarimento a cui ormai siamo giunti, non eravamo ancora approdati.
Le inevitabili difficoltà di siglare un tale tipo di accordo si manifestano con prepotente evidenza nel documento, pubblicato ieri dalle maggiori testate giornalistiche, e di cui la maggior parte dei punti salienti sono ancora oggetto di discussione.
Secondo salvini, tale accordo è quasi completo, lui sostiene che è pronto al 90%.
Sarà vero?
Dato che noi di salvini non ci fidiamo lo abbiamo analizzato in toto ed abbiamo scoperto che siamo sull’orlo della follia politica.
Fin dall’inizio del documento si evince che l’interesse è di creare una sorta di fusione tra i movimenti, di fatto nichilizzando la volontà dell’elettorato che per ben altre idee ha votato.
Il problema del consenso è già presente nell’incipit, si evince che :“I contraenti stabiliranno insieme il lavoro in ambito parlamentare e governativo e si preoccuperanno di ottenere consenso rispetto a questioni relative a procedure, temi e persone”.
Inevitabile quando i programmi sono di fatto completamente diversi da quelli proposti durante la campagna elettorale.
Numerosissimi i punti a difesa di questo patto d’acciaio in cui nulla è dato per scontato, si definisce addirittura che se le parti si troveranno in disaccordo (cosa assolutamente probabile) le azioni riguardanti i temi controversi saranno sospese per almeno dieci giorni, in modo da dare al Comitato di conciliazione il tempo necessario per raggiungere un’intesa e suggerire le scelte conseguenti.
Sarebbe quindi un governo in perdurante stasi, come un purgatorio, un limbo in cui gli interessi della nazione marciranno attendendo che i padroni s’accordino e si pacifichino per continuare il loro percorso di governo.
Sono molti gli argomenti su cui i movimenti non sono per nulla d’accordo:
Il debito pubblico e la flat tax, che di fatto rappresentano il cuore dei relativi programmi.
La legittima difesa è ancora un punto rosso, così come l’immigrazione,non si è giunti ad un accordo.
Le politiche per la famiglia ed il reddito di cittadinanza sono ancora da affinare.
La democrazia diretta è ovviamente ancora da valutare e neanche li c’è un accordo.
La TAV è un’altro punto dolente, si potrebbe mettere tutto il progetto in discussione.
Anche sull’Europa non c’è accordo, e l’idea assurda è ridiscutere tutti i trattati in essere.
Come possiamo renderci conto siamo in una situazione che definire drammatica è poco.
Due personaggi che discutono sui massimi sistemi senza capirne le ripercussioni socioeconomiche, mi ricordano quei bambini che, se interrogati, rispondevano con scuse e piagnistei al loro professore.
Ho studiato signora maestra… ma non ho capito.