JOHNNY CASH SECONDO LO SCRITTORE STEVE TURNER
Dopo aver letto l’ultima pagina di questo libro si ha la consapevolezza di essere entrati a contatto con un libro particolare, che fa un ritratto quasi ancora inedito di una delle icone della musica e della cultura rock e country americana, ovvero Johnny Cash. The man in black, come veniva chiamato dai suoi fan per la sua predilezione nell’indossare abiti di colore nero, appare come un essere umano fragile. Ma che diventa una sorta di supereroe una volta calcato il palco, che vive e si nutre dell’energia che il pubblico è in grado di donare. Viene fuori anche il ritratto di uno spaccato di America che non esiste più, fatta di fatica e duro lavoro e di persone che hanno creato dal nulla il Paese. Così come erano i genitori di Cash, coltivatori di cotone, che gli hanno insegnato ad apprezzare il frutto del lavoro nell’accezione più pura del termine.
Steve Turner prende per mano il lettore e lo introduce all’interno di una delle storie più interessanti della musica del XX secolo. Dagli esordi con Elvis fino allo sviluppo di uno stile sonoro tutto suo, tratto distintivo che ha fatto amare le sue canzoni ad intere generazioni. Un artista di altri tempi, tormentato dai suoi demoni e dai suoi pensieri che lo hanno condotto all’abuso di droghe. Dipendenza che lo porterà nel 1965 all’arresto per introduzione illegale di anfetamine e nel 1967 ad un overdose dalla quale viene salvato per il rotto della cuffia. Johnny Cash, così come Elvis Presley con il quale ha condiviso gli albori della carriera, fanno parte di una generazione nata con il mito del Sogno Americano.
Ideale che, piano piano, si è sciolto come neve al sole e a cui entrambi non potevano far fronte senza alterazioni lisergiche. La fortuna di Cash è stata quella di incrociare sul suo cammino il suo angelo personale. La donna che lo ha salvato dalla perdizione e da una fine quasi certa. June Carter, la donna a cui Cash rimase fedele dal giorno in cui lei accettò di sposarlo fino a quando non ha chiuso gli occhi su questo mondo. La stessa donna che, con molta fatica e pazienza, lo ha fatto disintossicare dalle anfetamine e lo ha avvicinato sempre di più a Dio. Ha fatto maturare in lui una fede molto forte che lo ha accompagnato fino al giorno della sua morte, avvenuta a meno di quattro mesi di distanza di quella di sua moglie June.
Steve Turner ha il raro pregio di rendere una biografia importante come quella di Johnny Cash un continuo stimolo per il lettore a fare incetta di pagine, infischiandosene del volume del libro e della quantità delle pagine (448). E’ una scoperta continua, impreziosita dal racconto delle persone che sono entrate direttamente in contatto con la sfera personale di Cash. Era l’opera che mancava per rappresentare degnamente uno dei personaggi più importanti ed iconici della musica americana. Si ripercorrono gli anni migliori della carriera di Cash fino a giungere all’ultimo periodo della sua esistenza, dove è riuscito a trovare la grande forza di volontà di tornare in sala di incisione dopo la morte dell’amata moglie.
Ne rimangono testimonianze scolpite nell’essenza del tempo, con brani del calibro di Hurt e God’s gonna cut you down. La voce, roca e iconica, arriva all’orecchio ormai sfilacciata dal tempo e provata dalle esperienza della vita. Ma regala emozioni uniche che solo la musica e le canzoni di Johnny Cash sono in grado di donare. Libro unico, particolare, in grado di spingere il lettore in un clima diverso dai soliti libri biografici che incorrono nel rischio di annoiare a morte chi decide di leggere della vita del personaggio preso in esame. Caldamente consigliato per chi è in cerca di una lettura stimolante e un po’ diversa, non particolarmente semplice da trovare nei tradizionali canali di distribuzione.