UNA VIA AD ALMIRANTE? LA RAGGI DICE NO.

A quanto pare non c’è limite all’assurdo in Italia, il desiderio di intitolare una via a Giorgio Almirante ha scatenato un putiferio nella giunta di Roma.
La mozione è inaspettatamente passata causando l’orrore e la costernazione dei pentastellati romani che, cappeggiati da Virginia Raggi, hanno subito trovato il modo di bloccare questa iniziativa attraverso una mozione volta a vietare l’intitolazione di strade di Roma ad esponenti di forze politiche legate al disciolto partito fascista o a persone che si sono esposte con idee antisemite e razziali che verrà presentata il prima possibile.

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ALEA IACTA EST!

Nelle ultime ore l’aggressività dei fan di questa malsana alleanza di Governo ha assunto dei contorni a dir poco preoccupanti.
Una redazione si sa è da sempre oggetto di insulti e velate minacce da parte di chi è intollerante, ma qualcosa in Italia sta cambiando, serpeggia sui social e tra la gente un malcontento manovrato.
Un interventismo partecipativo di chi nulla capisce ma vuol agitar comunque le braccia, nel disperato tentativo di ritagliarsi un c’ero anch’io da raccontare tra le mura domestiche ai batuffoli di polvere.

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LO SLOGANISMO SALVINIANO ACCOGLIE ED ALIMENTA LA TRASVERSALITA’ DELL’IGNORANZA

Noi Ingrati ci assumiamo il doveroso compito dell’analisi delle azioni salviniane e l’idea di chiudere i porti ci sembra un palliativo del tutto inutile.
Poiché per risolvere il problema dell’immigrazione incontrollata servirebbe un piano ben definito e condiviso con i partner europei.

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LA GUERRA DEGLI SLOGAN

Oggi non ci cureremo come invece fanno tutti gli altri giornali delle due navi di migranti che vagano per il mediterraneo in cerca di approdo,
Parleremo invece del motivo che spinge questi disperati a cercare di raggiungere l’Italia.
Lo slogan, uno dei tanti ed ugualmente banale, lanciato da salvini nei mesi scorsi: “Aiutiamoli a casa loro”, non è stato percepito dai disperati che cercano di attraversare il mare per raggiungere l’agognata terra promessa.

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POCHE IDEE E CONFUSE

Il salvinismo miete vittime, quotidianamente e costantemente.
Vittime però che a quanto pare ormai non sono più solo esuli ed esiliati del neomovimento del felpetta ma anche esponenti stessi del primigenio partito, legittimamente eletti, prostratissimi servitori del despota arrabbiato, strenui sostenitori del cadreghismo nazionale.
Vittime che, elette sbandierando ideologie strapopuliste ora si ritrovano a dover fare i conti con le logiche del potere, trovandosi in posizioni indifendibili che però da abili manipolatori riescono a sfruttare a loro piacimento a scapito del loro stesso elettorato e della comunità tutta.

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VE L’AVEVAMO DETTO

Un lettore ci accusa di provare livore nei confronti di Salvini peggio di quanto dimostra Sallusti.
Aggiungendo: “questo governo non ha nemmeno messo i finimenti al cavallo, come può esser spronato alla carica?”
A costui rispondiamo che per noi un vero politico debba saper cavalcare persino senza sella, ed infatti dal giuramento ad oggi ne sono già cambiate di cose.

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IL FALO’ DELLE VANITA’ DELLA FESTA DELLA REPUBBLICA

Oggi dovrebbe essere un giorno di festa. Il condizionale però è d’obbligo, in quanto nel Bel paese non viene percepita come una ricorrenza sentita. La festività odierna è per i più occasione per allungare il fine settimana, moderno status symbol che non si vede l’ora che arrivi ma che sparisce nella frazione di un battito di ciglia.

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IL GOVERNO DEL “BANDERUOLA”

Nel giorno della Festa della Repubblica vi riproponiamo l’articolo dello scorso anno, sempre drammaticamente attuale.
Come un dagherrotipo esso fissa un momento della nostra storia che definisce senza se e senza ma le attitudini ambivaghe e moralmente lascive dell’attuale vice premier salvini.
Un anno fa lanciava un diktat a tutti i suoi sodali: non festeggiate!!!

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ITALIANI, OSTAGGIO DEI POPULISTI

Mentre il Quirinale, nella persona del Presidente Mattarella sta cercando di risolvere la situazione Governo con l’aiuto di Cottarelli dalla strada il felpetta populista sbraita ed urla come un banditore fomentando le masse e rendendo sempre più delicata la già terribile situazione che egli stesso ha contribuito, il larga parte, a creare.

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