CHE PREZZO HA UNA VITA UMANA?

Che prezzo ha la dignità? A chiunque lo si chieda, la risposta è sempre la medesima: “non ha prezzo”. Eppure, la risposta alla prima domanda è inversamente proporzionale al prezzo che ciascun individuo attribuisce alla dignità di un suo simile. Il tipo di dignità di cui si vuol parlare in questa sede è la dignità e l’etica lavorativa. 

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COLTIVARE LA NOSTALGIA PER DIVENIRE ARTISTI DEL DESTINO

L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme.
Due modi ci sono per non soffrirne, Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più.
Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio

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CUM GRANO SALIS, ATUM, ARE, CONGIUNTI … GIUSEPPE, MA COME PARLI? 

è buffo pensare come gli stessi soggetti che criticano un linguaggio colto abbiano una connessione, un cellulare, risultano iscritti almeno ad un social network, usano almeno una volta al giorno un termine inglese senza nemmeno accorgersene, dimenticandosi, però, di coniugare correttamente un verbo in italiano e di adoperare una sintassi corretta. 

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IL VIRUS SIAMO NOI

In questa raccolta vengono riproposti i quattordici articoli che nel mese di Marzo 2020 furono da me scritti e pubblicati da L’INGRATO sino all’ultimo video in cui chiesi cortesemente a Salvini di mettere in quarantena anche la sua perenne campagna elettorale, che anche in piena emergenza sanitaria non riusciva a interrompere, continuando i “travestimenti illusionistici”, uno dei quali criticai (si presentò in un video con un “setting” e un’immagine di sé simile ad un operatore sanitario). Il video fece più di un milione e ottocentomila visualizzazioni.

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L’ULTIMA RAPPRESENTAZIONE DELL’ARTE: LA MORTE DELL’UOMO

Covid-19 ha denudato interi Paesi evidenziandone debolezze strutturali ben più profonde di quel che sembrava, a partire dall’ambito sanitario, passando per quello economico fino ad arrivare a quello psicologico. In preda ad una corsa contro il tempo per la risoluzione del problema, che pare sia sempre più distante rispetto alle previsioni sperate, l’arte pare restare in silenzio. 

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QUANDO L’ALBERGO ERA PIO: GLI ANZIANI NEL DIVISIONISMO DI ANGELO MORBELLI

Tra le tante storie particolari che la pandemia consegnerà alla Storia c’è anche quella triste e crudele degli anziani ospiti contagiati, per non dire sacrificati, del Pio Albergo Trivulzio di Milano.
L’albergo fu aperto nel gennaio del 1771 per volontà del principe e filantropo Antonio Tolomeo Trivulzio che nel testamento aveva destinato la sua residenza milanese, adeguatamente ristrutturata, proprio al ricovero di quanti fossero “impotenti per età, per difetto corporale ed infermità, e questi dell’uno e dell’altro sesso […]”. 

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