I BAMBINI NEI CONCORSI DI BELLEZZA – GIOCO O EGOCENTRISMO GENITORIALE?

Sotto l’influsso degli Stati Uniti, a partire dall’inizio degli anni Duemila, anche l’Italia alza il sipario ai concorsi di bellezza dedicati interamente a bambini di età compresa tra i 3 e 13 anni: sostengono provini, arrivano da tutta Italia, sfilano per raggiungere l’ambita fascetta o coroncina di “dive/i per un giorno”. 

Passando altamente indisturbato, ad oggi il concorso di bellezza più famoso nel nostro Paese “Miss Italia Baby” è giunto all’edizione n°17. In questa sede si è deciso di portare all’attenzione del lettore il fenomeno dei concorsi di bellezza e affini, da cui si è deciso di escludere le sfilate di moda di marchi di abbigliamento per bambini. 

Giro d’affari realizzato “a fini di intrattenimento”, esso espone sotto gli occhi di tutti un processo di adultizzazione che priva di fatto i bambini della loro purezza e infanzia, rendendoli dei sottoposti ai canoni del momento e dai quali potrebbero, in età matura, non solo presentare problematiche di disordine alimentare, ma anche disordini dal punto di vista dell’autostima e accettazione di sé. 

A confermarlo in un’intervista sarà la Dott.ssa Psichiatra Donatella Marazziti, tra le figure mediche le più importanti d’Italia, conosciuta per i suoi studi della biologia e terapia dei disturbi mentali. 

In un’intervista rilasciata nel 2017 alla rivista Donna Moderna, Marazziti afferma quanto segue: “Li fanno sentire unici, invincibili, piccoli imperatori a cui tutto è dovuto, amplificando e fomentando una eccessiva stima di sé”, prosegue affermando «Si rovesciano i valori: non contano più la scuola, le amicizie, lo sport, ma come sei truccata, come ti atteggi, quanto sei magra. L’attenzione eccessiva all’immagine può condurre a disturbi alimentari e alla dismorfofobia, l’ossessione per difetti che nella realtà non esistono».

Che prezzo ha in termini di fatturato un giro d’affari di questa portata? Stando a quanto riferisce la giornalista Flavia Piccinni, nel suo libro – inchiesta “Bellissime” pubblicato nel 2017, la cifra si aggira intorno a poco meno di 3 miliardi di euro, sebbene in Italia la situazione sia sottoposta a maggiori controlli rispetto agli USA. Dietro al suddetto fatturato, racconta ancora la scrittrice, le bambine vengono sottoposte a regole ferree dal punto di vista alimentare; privazione dei momenti di gioco; impossibilità del contatto con i genitori per lunghi lassi di tempo, a cui si aggiunge una retribuzione misera. 

I genitori in tutto questo che ruolo esercitano? Rilevante, quanto disastroso: non di rado accade che i genitori-manager proiettino sui propri figli i progetti che essi stessi non sono riusciti a realizzare, rendendo di fatto i propri figli strumenti della propria rivincita. Questo tipo di atteggiamento si ripercuote, durante la crescita del bambino, anche sull’esercitazione indebita da parte del genitore di decidere ciò che il proprio figlio diventerà da grande, chi dovrà scegliere come compagno della vita, quali passatempi maturare e così via. 

Qual è il prezzo che paga ciascun bambino che partecipa a concorsi di questo tipo? Per quanto la risposta sia scontata, è necessario ricordare che questo tipo di manifestazioni continuano ad esistere perché qualcuno le guarda, vi partecipa, le finanzia. In Italia il fenomeno non è ancora in fase di cronicizzazione. Sarebbe opportuno lasciare i bambini al loro mestiere più importante: giocare, socializzare e vivere nella spensieratezza quanto più possibile, prima di indirizzarli verso una realtà complessa, fatta di dolcezza e amarezza, che si spera scoprano il più tardi possibile. 

Roberta Bagnulo 

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