RELAZIONI FAMILIARI IN TEMPI DI QUARANTENA

Coronavirus e convivenza forzata. Come riprendere il dialogo tra genitori e figli?
La relazione da tripla AAA.
5 qualità da attivare e 5 errori da evitare.

#STATEACASA.

Una convivenza inedita, una forzatura per cause maggiori, che mette in atto nuove dinamiche relazionali.
Famiglie abituate a vedersi di sfuggita tra scuola, lavoro, palestra, allenamenti, uscite con gli amici, ora di nuovo assieme in casa, giorno e notte per un periodo di tempo indefinito.
Reinventarsi, riconoscersi, come se si dovesse riprendere un discorso interrotto dal passare del tempo, tra generazioni che sempre più si sono allontanate, rendendo sempre più difficile la reciproca comprensione.
Per due mondi, quello dei genitori e dei figli, distanti anni luce.
Noi genitori figli degli anni ’80, ultima generazione nata, cresciuta e vissuta per la maggior parte dei nostri anni, senza rete, in un mondo in cui le uniche piattaforme social erano l’Altro e la Realtà.
I nostri figli, nati, cresciuti, e vissuti connessi, online, con lo sguardo su uno schermo, generazioni digitali che sfuggono alla richiesta di un contatto vis a vis, occhi negli occhi, con i cinque sensi messi a disposizione di una relazione vissuta nella reciprocità.
Come possiamo riattivare un dialogo apparentemente impossibile, dimenticato, da ricostruire su nuove basi e significati?
Due linguaggi ormai sconosciuti ad entrambi le parti.
Entrare in relazione con un Altro diventato sconosciuto per attivare un percorso di cambiamento?
Quali sono le posizioni esistenziali da mettere al servizio e da proporre in questo particolare momento della vita e costruire assieme una relazione che possa permettere nuovi modi di vivere la realtà, sguardi diversi, dimensioni più costruttive e consone alle esigenze e alle complessità della nostra nuova quotidianità?

Una possibilità per costruire una nuova modalità relazionale potrebbe essere quella di attivare ed entrare nella relazione da tripla AAA. 

Accoglienza
Attenzione
Ascolto dell’Altro e di noi stessi. 

Cambiare, ribaltare, la nostra idea di di relazione.
Partire dall’Altro.

Permettere alla persona di fronte a Noi, ai nostri figli, di togliersi da uno stato di apparente soggezione temporaneo.
Noi siamo esseri relazionali, socievoli e profondamente curiosi.
Abbiamo in noi le tre AAA vanno rimesse in campo reciprocamente.
Ma cosa intendiamo per Accoglienza, Attenzione e Ascolto?

Tre gambe di un tavolo relazionale che cadrebbe se ne mancasse una.

1 Accogliere. Aprirsi, dimenticarsi di sé stessi, permettere alla persona in difficolta di entrare nel nostro mondo per aver la possiblità  di conoscerlo profondamente. 

2 Dare Attenzione. Sintonizzarsi sull’Altro . Attivare un processo di Comprensione. Mettere ogni risorsa personale al servizio della conoscenza del modo di vivere e tradurre la realtà da parte della persona che vogliamo aiutare. 

3 Mettersi in Ascolto attivo. Proprio come se dovessimo imparare  un linguaggio nuovo, quello dell’Altro, per aumentare le possibilità di comunicazione e dialogo. 

La base comune di queste tre prospettive è

4 l’OSSERVAZIONE.

Nella riattivazione della qualità più importante che tutti i bambini esprimono naturalmente .

5 -La CURIOSITÀ.

Passiamo alla cose da NON FARE.
Cosa può impedire un vero aiuto. Cosa non permette di togliere dalla stato di soggezione  la persona che vogliamo aiutare.

1 Il giudizio

2 La colpa

3 Dare consigli, consolare. 

4 Interpretare

5 Indagare, chiedere spiegazioni

Tutto ciò elimina la possibilità di vivere in una relazione basata sull’empatia e la simpatia senza le quali nessun aiuto potrà essere un fattore di cambiamento e miglioramento del rapporto con se stessi e la realtà .

L’empatia è la capacità di percepire, sentire, ma più che altro immaginare, il vissuto emozionale dell’altro. 

La simpatia è un salto qualità difficile da fare.
In quanto dall’emozione empatica, che può anche essere un attitudine naturale, la simpatia comporta una volontà.
Quella di cercare, provare, e voler attivare un cambiamento positivo nello stato emotivo dell’interlocutore. 

Nell’attivazione di un dialogo, entrando in una vera e propria reciprocità, in un libero e  sincero scambio dei vissuti per capire profondamente lo stato d’animo altrui, per come lo vive l’Altro non più “secondo me” ma secondo “Noi”.
Queste proposte relazionali, in un momenti storico così particolare ed estremo, possono essere presi in considerazione al fine di tornare a vivere nuovamente la nostra vita relazionale “familiare” attivamente, per riprenderne il senso e la determinarne una direzione.
Citazioni finale

L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà: se ce n’è uno, è quello che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme.
Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti:
accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più.
Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui:
cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno , non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio.

Italo Calvino

La sofferenza è il male minore,
ciò che ti annienta è uno specchio senza la tua immagine.

Cristina Donà

Quel che amore tracciò in silenzio, accoglilo, che udir con gli occhi è finezza d’amore.

William Shakespeare

Se potessi impedire a un cuore di andare in pezzi non avrò vissuto invano.
Se saprò alleviare le sofferenze di una vita  o guarire una pena o aiutare un pettirosso caduto a tornare al nido non avrò vissuto invano.

Emily Dickinson

 

Giovanni Tommasini

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