ECCO LA PATRIA CHE I PATRIDIOTI CI VOGLIONO NEGARE
Cos’è la patria? Un’idea intangibile che ad alcuni richiama sentimenti di profondissima responsabilità, amore, giustizia e perfino nostalgia.
Il concetto stesso di patria tuttavia non è immutabile e cambia a seconda dell’idem sentire che ci viene imposto.
Oggi sentiamo discorsi disgustosi di politici da quattro soldi che ci vogliono vendere una idea di Patria con cui non vogliamo avere a che fare e che anzi, ci schifa nel profondo.
Esiste tuttavia un concetto di profonda giustizia che era intrinseco all’idea di Italia che è stato cancellato ed è quello che in queste poche righe cercheremo di spiegarvi.
Per farlo dobbiamo tornare indietro nel tempo fino al lontano 1975, anno in cui Saigon cadde ed assieme a lei tutto il Vietnam del sud.
I comunisti del nord si scatenano in un vortice di vendette verso militari e civili, instaurando un regime totalitario.
Al loro arrivo un milione di persone viene prelevato per essere “rieducato”; sono sacerdoti, bonzi, religiosi, politici regionali, intellettuali, artisti, scrittori, studenti.
A ogni angolo di strada spuntano “tribunali del popolo” in cui gli accusati non hanno diritto alla difesa, e a cui seguono esecuzioni sommarie.
A migliaia vengono tolte case, beni, proprietà e vengono gettati nelle paludi, dette “Nuove Zone Economiche”, dove avrebbero dovuto creare fattorie e coltivazioni dal nulla.
In realtà, li mandano a morire di fame.
L’intero Vietnam del sud diventa un grande gulag, dove accadono orrori simili a quelli della Kolyma di Stalin.
La popolazione civile cerca in tutti modi di fuggire ma bloccata e respinta dai paesi confinanti non ha altra scelta che cercare la salvezza in mare, stipandosi su barconi fatiscenti per evitare di essere passati per le armi dai nord coreani.
I reporter dei più importanti giornali pubblicano le loro fotografie e dividono l’opinione pubblica mondiale, Il comunismo non può essere contestato né fare errori, sono “menzogne raccontate dai media che ingigantiscono la faccenda per strumentalizzarla”.
I fuggitivi scoprono di essere bloccati in mezzo al mare, nessuno li vuole e mentre il mondo si interroga sul da farsi muoiono a centinaia per via della malnutrizione, le malattie e le tempeste.
Alcuni pescatori armati saltano a bordo e uccidono e stuprano finché sono stanchi, poi li abbandonano lì.
Navi occidentali si affiancano e gettano qualcosa da mangiare per fotografarli, poi se ne vanno.
Si verificano episodi di cannibalismo e come se non bastasse queste povere anime vengono braccate da criminali al fine di depredarli dei loro pochi averi.
A nessuno importa nulla della tragedia umanitaria che sta assumendo proporzioni epiche.
Poi nel 1979 in Italia Pertini capisce che ogni minuto conta, chiama Andreotti e dà ordine di recuperarli e portarli in Italia.
Viene così avviata la più complessa operazione di salvataggio mai realizzata dalla nostra nazione.
I problemi sono enormi, non ultimo le differenze linguistiche che però vengono risolte grazie a tre traduttori messi a disposizione dalla Chiesa o arruolati.
Le tre unità utilizzate per questa operazione furono: L’incrociatore Vittorio Veneto, L’incrociatore Andrea Doria e la nave logistica Stromboli che giunsero a Singapore il 18 Luglio 1979.
Dopo aver caricato ulteriori derrate alimentari, medicinali e scorte iniziarono a cercare i “boat people” percorrendo 12’000 km e pattugliando 250,000 kmq di oceano.
Riescono a salvare 907 persone sfidando il mare impetuoso e le avversità, si fanno portavoce di momenti di tale intensa drammaticità da rimanere scolpiti nelle loro menti per tutta la vita, fu l’ordine dello stato a farli partire ma fu l’amore a renderli vittoriosi.
Videro la disperazione coi loro occhi e non rimasero indifferenti, furono artefici di quello che potremmo essere se per un attimo comprendessimo che sono comprensione, dolcezza, amore e pietà a renderci umani.
I profughi, una volta giunti in Italia vennero accolti con profondo rispetto e la comunità si strinse attorno a loro accogliendoli nella loro nuova terra, terra che ancora oggi condividono con noi.
Questa era una patria che sapeva commuoverci, guidarci e renderci eroi.
Oggi cosa ci rimane di questa grande nazione?
Populismo e banalità.
la colpa è nostra, siamo noi che abbiamo venduto i nostri cuori a gentaglia infame che per ottenere il potere ci ha reso duri e scialbi proprio come coloro da cui i poveri abitanti di Saigon stavano scappando.
Christian Longatti
vai all’articolo di “TERMOMETRO OPINIONI“