QUANDO L’INGRATITUDINE SI TRASFORMA IN BESTEMMIA
Esistono tanti tipi di ingratitudine, questo la redazione de L’Ingrato lo sa bene.
Esiste l’ingratitudine verso tutto ciò che è falso, borghese, superficiale, la nostra.
Esiste poi l’ingratitudine verso un dono, verso tutto ciò che comporta uno sforzo intellettuale evidentemente troppo umile per rimanere in silenzio quando l’argomento trattato non rientra nelle competenze di una certa categoria di persone.
Eppure sarebbe così semplice, a volte, fermarsi davanti allo schermo del proprio cellulare o PC e chiedersi se ciò che si sta per pubblicare valga davvero la pena di essere letto, se possa servire ad incoraggiare, a proporre, a denunciare in maniera costruttiva un dato, a porre un giudizio con cognizione di causa. L’ingratitudine può trasformarsi in bestemmia tutte le volte che ci si arroga il diritto di proferire parola su argomenti che non sono di propria competenza e che, per buona parte dei casi, partoriscono degli abomini virali che attirano a sé gente con altrettanta ignoranza funzionale.
È un paradosso ancora più triste, se si pensa che oggi la cultura, i libri e tutto quello che occorre per informarsi sia alla portata di tutti, a prezzi accessibili, a portata di “click” e non comporti alcuno sforzo, se non quello dell’umiltà e della capacità di comprendere / interpretare / filtrare un testo scritto.
Leggere Wikipedia non significa conseguire una laurea ad honorem, a periodi, sulla base di come spira il vento, su svariati argomenti; avere la libertà di opinione non implica arrogarsi il diritto di dire scemenze in base al sentito dire; guardare alla realtà non significa giudicare chiunque non veda il dato reale oltre il buco di 10mq di quartiere in cui è cresciuto.
Cari leoni da tastiera, laureati all’università della vita, con attestato in epidemiologia complottista livello 4; care persone frustrate, egocentriche, arroganti, ignoranti e sgrammaticate; care persone invidiose, insoddisfatte di sé e irriconoscenti per qualunque cosa riceviate.
A voi, a tutti voi.
Vi sia noto, cari ingrati maldestri italiani che popolate un Paese colmo di cultura su cui voi sputate con la vostra ignoranza e innalzate quando vi ricordate con qualche forma di finto patriottismo, che non sarà grazie a voi se, dopo di questo e tanti altri periodi di difficoltà, il nostro Bel Paese si rialzerà.
Non sarà grazie a voi se i nostri governatori potranno fare meglio il proprio lavoro.
Non sarà grazie ai vostri commenti tristi a leggersi che le cose potranno cambiare.
Non sarà grazie a voi e alla vostra brama di popolarità che darete un valore aggiunto alla nostra società.
Non sarà la vostra presunta laurea a dare lezioni ad un medico, ad uno scienziato, a qualunque esperto abbia fatto sacrifici e studiato per sforzarsi con tutte le forze a dare un servizio virtuoso alla comunità.
Non sarete voi, omuncoli e donnette da quattro spiccioli, a insegnare virtù che neanche conoscete.
Per tutti questi motivi, restate in silenzio e, prima di ritornare a scrivere commenti insulsi, prendete un libro e informatevi e, se proprio desiderate acquisire delle competenze in più, esistono scuole apposite da poter frequentare.
Fino a quel momento, per favore, lasciate lavorare in pace chi cerca di salvarci la pelle, cercando di farlo nel miglior modo possibile.
L’Ingrato continuerà a battersi per indurre il popolo tutto ad analizzare i fenomeni, a indurre alla riflessione, a porsi domande, a diffondere cultura e un dato quanto più oggettivo possibile al fine di sviluppare una virtuosa capacità di giudizio in ciascun individuo ami acculturarsi in maniera responsabile.
Roberta Bagnulo